Tratto da Il Levante del 26 novembre 2010
Nuove preoccupazioni per la salute dei
cittadini del Belpaese.
Un’alta concentrazione di
arsenico è stata infatti riscontrata nelle
acque destinate ad uso potabile di ben
128 comuni italiani.
Maggiormente coinvolto il Lazio
(91 zone) dove a Vitorchiano, in
provincia di Viterbo, il sindaco
Gemini Ciancolini ha dichiarato l’acqua non potabile. Il
Comitato Acqua Pubblica di Velletri fa però
sapere che la presenza dell’arsenico nell’acqua è risaputa da ormai 5
anni e i medici dell’alto Lazio hanno stilato un documento dove
chiedono al Ministero della Salute e a tutti gli organismi che si occupano
dell’erogazione di acqua di non chiedere ulteriori deroghe, in quanto l’arsenico
è classificato dall’IARC (Agenzia internazionale di
ricerca sul cancro) come elemento cancerogeno.
Il
fatto è che i valori parametrici sono stati significativamente ridotti rispetto
ai precedenti standard di qualità delle acque: per l’Arsenico (As) il limite,
inizialmente di 50 microgrammi per litro secondo la Dir
80/778/EC, è stato ridotto a 10 μg/litro dalla
corrente Dir 98/83/EC.
Gli
italiani che potrebbero rimanere senza acqua potabile? Circa
centomila.
La
Commissione Europea ha infatti respinto la terza
richiesta di deroga ai limiti di legge inoltrata dall’Italia con
lettera 2 febbraio 2010, nella quale la nostra nazione
richiedeva di alzare il limite fino ai 50 μg/litro; Bruxelles
ha però giudicato il fatto estremamente rischioso per la salute dei cittadini ed
ha fissato il limite massimo ai 20 microgrammi per litro.
<<Se la concentrazione è
maggiore, si va incontro a rischi sanitari superiori, in particolare alcune
forme di cancro>>, è così che la Commissione europea ammonisce
l’Italia e mette in guardia dal giocare troppo con i livelli di sostanze
velenose, perché la stessa Italia potrebbe incorrere in un procedimento davanti
alla Corte di Giustizia europea, oltre a provocar seri danni ai
cittadini.
E
pensare che, ignari della situazione, nei comuni incriminati si è fatto uso di
acqua contaminata, questo perché si è pensato bene di non informare
preventivamente i cittadini su quanto stava accadendo; e purtroppo caraffe
filtranti o costosi marchingegni non serviranno a molto.
Polemiche e
richieste di provvedimenti e blocchi non hanno
tardato ad arrivare; l’ultimo atto di accusa arriva dal
Codacons, l’associazione dei consumatori, che
intende muoversi per ottenere dai Tar il blocco immediato delle fonti in cui i
parametri risultino fuori norma.
Di
certo servirà una nuova regolamentazione, poi la parola passerà ai
sindaci.
Intanto l’Italia prenderà sicuramente una
multa! Ma noi, ignari cittadini, con l’assunzione delle nostre acque cosa
prenderemo?
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